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Quando il Pronto Soccorso si affolla

11 Luglio 2017

Estate solitamente fa pensare a spiagge affollate, al mare, ma pochi, se non nessuno di noi, penserebbe anche ai Pronto Soccorso affollati.

Nelle città turistiche infatti, ma non solo, oltre ai pazienti che abitano normalmente in quei luoghi, si aggiungono appunto i viaggiatori che, lontani dalle loro case, si recano in Pronto Soccorso per sottoporsi ad accertamenti, più o meno urgenti, più o meno giustificati, ma che senza dubbio incrementano il carico di lavoro del personale, che quasi sempre conta un numero ridotto di elementi per via delle ferie. Inoltre sono molti i pazienti che, non trovando il loro medico di famiglia perché in ferie e non fidandosi del medico sostituto, decidono di affidarsi al Pronto Soccorso per richieste assolutamente non urgenti. Il risultato è che, alla fine, i dipartimenti d’emergenza si intasano di “codici bianchi” e la qualità dell’assistenza diminuisce, in casi estremi anche notevolmente. Il problema degli accessi non urgenti coinvolge in media, in Europa, tra il 19,6% ed il 40,9% di tutti i pazienti che si recano in un qualsiasi Pronto SoccorsoSecondo un’indagine condotta nel 2010 su 206 ospedali, dalla Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza (SIMEU), mediamente il 24,18% degli accessi in Pronto Soccorso in Italia è un codice bianco, con qualche variabilità tra nord e sud (sud e isole: 30,94%; centro: 17,98%; nord: 23,85%). E’ evidente come questa situazione incrementi il disagio sia dell’utente, che può imbattersi in tempi d’attesa importanti, soprattutto se affetto da patologia acuta, sia dell’operatore sanitario, che si trova a visitare una quantità considerevole di persone e non sempre con posti letto liberi per poterle ricoverare o ambulanze disponibili per poterli trasferire. 

prontosoccorso

Il ricorso al Pronto Soccorso andrebbe quindi evitato per quelle necessità che potrebbero essere soddisfatte dal servizio di Guardia Medica Turistica e, in particolare:

 1.      Prescrizione di ricette mediche per prosecuzione terapia o di esami specialistici;

2.      Medicazioni.

La Guardia Turistica può comunque attivare l’emergenza sanitaria, se lo ritiene necessario, e provvedere comunque all’invio del paziente in Pronto Soccorso, quando opportuno.
Oltre alle motivazioni appena viste, vediamo quali sono le altre, altrettanto frequenti, che spingono i pazienti a recarsi in Pronto Soccorso in estate.

 •     Scottature solari

L’esposizione al sole nelle ore più calde (dalle 12:00 alle 15:00), mette la pelle a rischio di scottature ed altre gravi malattie, come i tumori. Non è vero che più si sta sotto il sole, più la pelle si abbronza: la cute ha una capacità massima di produzione di melanina (con alcuni accorgimenti si può incrementare in parte, ma richiede tempo) che è ovviamente diversa tra un fototipo e l’altro. Infatti, un fototipo chiaro produrrà poca melanina in poco tempo ed è quindi inutile, in questo caso, continuare a stare sotto il sole con la speranza che ci si possa abbronzare di più: quando questo limite massimo viene raggiunto, si rischia soltanto di rimanere scottati e in ogni caso si espone la pelle ai raggi ultravioletti, con effetti dannosi. Le scottature solari sono delle vere e proprie ustioni: possono essere di 1° grado (eritema solare) o di 2° grado (eritema associato a vesciche 
di varie dimensioni
). 

scottatura1

In caso di scottatura, come ci si deve comportare? Solitamente gli eritemi solari guariscono spontaneamente nell’arco di 4-5 giorni  e, per alleviare la sensazione di bruciore/dolore, si possono applicare delle creme specifiche. E’ poi importante bere molti liquidifare una doccia con acqua fredda o tiepida e, solo in caso di sintomi importanti, rivolgersi al medico in ambulatorio e non in ospedale. Naturalmente per 4-5 giorni bisognerà evitare di esporsi nuovamente al sole. Se la scottatura è più grave (molto estesa, con numerose bolle) e soprattutto se ci si sente molto deboli, con difficoltà a respirare e se si ha un’età superiore a 60 anni o nei bambini di età inferiore a 5 anni, è opportuno allora contattare il 118 per essere portati al Pronto Soccorso più vicino.

 •     Colpo di calore

 Si verifica quando la temperatura corporea sale eccessivamente, in maniera tale da superare i normali meccanismi di termoregolazione del nostro corpo (come accade durante giornate, sempre più frequenti da alcuni anni, molto calde e umide). I sintomi iniziali sono nausea, ronzii alle orecchie, tachicardia, forte debolezza, giramenti di testa fino allo svenimento. Spesso il colpo di calore si associa alle scottature solari. Quando non ricorrere al pronto soccorso? Sostanzialmente, fin quando il paziente è cosciente, bisogna rapidamente portarlo in un luogo fresco e ventilato (anche con aria condizionata, ancor meglio se con deumidificatori nell’ambiente), farlo sdraiare e sollevare le gambe, bagnare tutto il corpo con acqua fresca, specie la testa e cercare di farlo bere (anche succhi di frutta vanno bene, no bevande a base di caffeina o alcolici!). Se entro 15 minuti la situazione non migliora, o se il paziente ha perso conoscenza, meglio contattare i soccorsi.

 •     La diarrea del viaggiatore e le gastroenteriti

Si tratta di forme infettive dovute a virus (Rotavirus, Adenovirus, ecc…), batteri (Escherichia Coli, Salmonella, Shigella, ecc…) o parassiti (Giardia, Entamoeba, ecc…). Queste forme colpiscono il 40-60% dei viaggiatori che si recano in zone calde con basso tenore igienico-sanitario. Si definisce diarrea del viaggiatore l’evacuazione, almeno 2-3 volte in 24 ore, di feci liquide accompagnate da dolori addominali diffusi, nausea, vomito, debolezza. Può essere presente febbre, anche elevata. Il tutto dura 3-5 giorni. Per limitare la durata del disturbo si possono assumere probioticicercare di bere molto (acqua con un po’ di succo di limone, bevande leggere come il tè, evitando caffè, bevande gasate e bevande ricche di zucchero) e, nelle forme lievi, per limitare le scariche diarroiche, si possono associare farmaci anti-peristalticicome la loperamide associata ad un disinfettante intestinale, la rifaximina (purché non si sia allergici ad entrambi). Si deve continuare a mangiare, leggero, in pasti piccoli e frazionati (anche 6 pasti al giorno!) Bisogna ricorrere al pronto soccorso qualora compaia disidratazione grave: bocca molto seccatachicardiapelle secca. In questo caso bisognerà instaurare una terapia endovenosa rapida.

 •     Punture di insetto e punture di pesci (meduse, tracine)

Le reazioni alle punture di vespe, api, ecc… variano dalla semplice formazione di un pomfo, al più grave shock anafilatticoLe punture di zanzare, seppure innocue, al di là di qualche prurito, nascondo un’insidia ben più grave: la trasmissione di malattie infettive quali il virus Zika, il dengue e la ormai nota malaria. Solitamente, dopo una puntura d’insetto possono comparire, oltre al gonfiore e al prurito nella sede di puntura, anche dolore e una febbricola che si risolvono in qualche giorno. In tal caso sono sufficienti pomate antistaminiche e paracetamolo, senza ricorrere a trattamenti urgenti. Esiste nel Mediterraneo una specie velenosa di medusa abbastanza diffusa: la Pelagia nocticula (o Medusa Luminosa), con un ombrello di colore rosa-marrone o rosa-violetto, del diametro di circa 10-20 centimetri e tentacoli lunghi fino a un metro. 

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La sua puntura è molto dolorosa: nel caso si venisse punti, prima di tutto uscire dall’acqua, mantenendo la calma. Una volta usciti, lavare la parte colpita con acqua di mare per diluire la tossina (non usare acqua dolce, non strofinare con la sabbia, non usare ammoniaca o aceto, servono solo a peggiorare l’infiammazione), rimuovere, con un pezzo di plastica rigido o con la parte piatta di un coltello, i tentacoli rimasti attaccati ed applicare un gel al cloruro d’ammonio 5%, facilmente reperibile in farmacia, per rallentare la diffusione della tossina. Il pesce-ragno, o tracina, vive nei fondali sabbiosi, a partire dalla riva e fino a 30 metri di profondità. E’ diffuso in tutto il Mediterraneo ed è dotato, sul dorso, di 5-7 spine capaci di iniettare veleno. Capita spesso, camminando in acqua, che si venga punti ai piedi con comparsa immediata di intenso dolore. Quel che si deve fare rapidamente, è spremere la zona della puntura per far fuoriuscire il veleno ed accertarsi che una parte degli aculei non sia rimasta conficcata nella cute: in tal caso andrà rimossa. Il veleno della tracina è termolabile: immergendo la parte colpita in acqua calda (37-40° sono sufficienti), per almeno 30 minuti, è possibile inattivarla, migliorando i sintomi. Oltre al dolore, possono comparire formicolii e alterazioni della sensibilità cutanea intorno alla zona colpita che raggiungono l’acme nei primi 45 minuti dalla puntura e poi vanno scomparendo in 1-2 giorni.

Il Pronto Soccorso diventa necessario, in tutti i casi, quando compare forte debolezzapressione bassa, tachicardia, difficoltà a respirare con sibili e fischi, perdita di coscienza. In tal caso la probabilità di shock anafilattico è molto alta e si deve provvedere rapidamente.

A cura di:
Dott.ssa Eleonora Dito
Specialista in Cardiologia
Aurelia Hospital Roma